CULTURA RUSSA

Somiglianze tra l'italiano e il russo: i nomi che indicano le professioni

Oggi parliamo dei nomi utilizzati in russo per indicare le professioni: nonostante l'italiano e il russo appartengano a due famiglie linguistiche diverse, i termini che indicano i mestieri in alcuni casi sono davvero molto simili: scopriamoli insieme!

шофер (shafior) autista
художник (hudognik) pittore
булочник (bulochnik) panettiere
балерина (balirina) ballerina
бейсболист (bisbalist) giocatore di baseball
журналист (gurnalist) giornalista
детектив (detectif) investigatore
фермер (fermir) agricoltore
пожарный (pagarnij) pompiere
механик (mihanik) meccanico
актер/актриса (aktior/aktrissa) attore / attrice
адвокат (advakat) avvocato
учитель (uchitiel) professore
спасатель (spasatiel) soccorritore
фокусник (fokusnik) prestigiatore
медсестра (mitsistra) infermiera
водопроводчик (vadapravochik) idraulico
полицейский (palitzejskij) poliziotto
музыкант (musikant) musicista
врач (vratch) medico 

La Fiaba Russa di Nonno Gelo

Una matrigna aveva una figlia e una figliastra. Qualsiasi cosa facesse la figlia, le accarezzava la testa e le diceva: "Che intelligente!". La figliastra invece, malgrado fosse una ragazza d'oro, veniva criticata qualunque cosa facesse. Fu così che la matrigna decise di cacciarla di casa. «Portala via, vecchio, portala dove vuoi, purché i miei occhi non la vedano e le mie orecchie non sentano più parlare di lei; ma non portarla dai parenti in una casa calda, portala nei boschi dove il gelo erode le pietre!». 
Il marito si rattristò e pianse, poi mise la ragazza sulla slitta. Avrebbe voluto coprirla con una coperta, ma ebbe paura. Portò la sventurata nei boschi e la rovesciò su un cumulo di neve; poi tornò a casa in tutta fretta per non assistere alla morte della figlia. La poverina rimase sola. Tutt'a un tratto, saltando da un abete all'altro, arrivò il Gelo. Dalla cima dell'albero le domandò: «Hai caldo, fanciulla mia?» «Sì, Nonno Gelo, sono al calduccio». Il Gelo scese più in basso, facendo scricchiolare i rami. «Dunque hai caldo, fanciulla? Stai veramente al caldo, bella mia?». Lei riusciva a malapena a respirare. «Sono al caldo, Nonno Gelo, sono proprio al caldo». Il Gelo scese ancora di più. «Hai sempre caldo, fanciulla? Stai veramente al caldo, bella mia? Dimmi che hai caldo, tesoro mio!». La fanciulla, intirizzita dal freddo, non riusciva più a muovere nemmeno la lingua. «Se tu sapessi che caldo che ho, Nonno Gelo!». E allora il Gelo ebbe pietà della fanciulla; la coprì con pellicce di lana e la scaldò con coperte di piume. 

Intanto la matrigna, che già stava preparando il banchetto funebre, cuoceva le frittelle. Poi gridò al marito: «Vai, vecchio pelandrone, porta indietro tua figlia, è il momento di seppellirla!». Il vecchio andò nel bosco e arrivò nel luogo dove aveva lasciato la figlia. La trovò tutta allegra sotto l'abete, rosea, con una pelliccia di zibellino e ricoperta d'oro e d'argento. Vicino a lei c'era un baule pieno di ricchi doni. Il vecchio se ne rallegrò; mise tutto nella slitta, fece salire la figlia e si recò a casa. La matrigna intanto continuava a cuocere frittelle. Tutt'a un tratto la porta si aprì e la figliastra, ricoperta d'oro e d'argento, entrò raggiante; dietro di lei c'era un baule grande e pesante. La vecchia la guardò perplessa, poi disse al marito: «Sella un altro cavallo, tu, vecchio pelandrone! Porta anche mia figlia nel bosco e mettila nello stesso punto!». Il vecchio mise la figlia della vecchia nella slitta, la portò nel bosco, la rovesciò sul cumulo di neve sotto il grande abete e andò via. La figlia della vecchia batteva i denti in mezzo alla neve. Arrivò il Gelo saltando da un abete all'altro: «Dimmi, hai caldo fanciulla?» E lei rispose: «Mamma mia, che freddo! Smetti di far scricchiolare i rami, Nonno Gelo!». Il Gelo scese ancora più in basso, facendo scricchiolare i rami. «Hai caldo, fanciulla mia? Hai caldo, bella mia?» «Oh, non sento più i piedi, non sento più le mani! Vattene, Nonno Gelo!». Il Gelo scese ancora più in basso e domandò: «E adesso hai caldo, fanciulla? Dimmi se hai caldo, bella mia!» «Oh, che strazio! Mi hai proprio congelata! Va' via, maledetto Nonno Gelo!». Il Gelo allora andò in collera e assestò una tale botta alla fanciulla che costei ghiacciò all'istante. 
Allo spuntare dell'alba, la vecchia mandò il marito a riprenderla: «Presto, vecchio pelandrone, vai a cercare mia figlia e portala qui con tutto l'oro e l'argento!». Il vecchio partì. Quando si aprì la porta, la vecchia si precipitò incontro alla figlia. Aprì la stuoia e vide che giaceva morta nella slitta. La vecchia pianse, ma ormai era troppo tardi. 

Cena al Ristorante russo Matrioska

Data: 22 febbraio 2016
Costo: 26 € a persona
Luogo: Ristorante "Matrioska" - Via Della Collina Volpi 6, 00145 Roma (a pochi passi dalla Metro Basilica San Paolo) 
Prenotazione: obbligatoria tramite email (info@corsodirussoroma.it) o telefono (346.7961313) entro il 15 febbraio 

Per festeggiare l'inizio dei nuovi corsi di russo 2016 e in occasione della Festa dei Difensori della Patria del 23 Febbraio (anche detta "Festa dell'Uomo"), vi invitiamo a una serata ricca di sapori per approfondire la cultura e la cucina russa! Assaggerete piatti tipici come il caviale, la famosa Borsch (zuppa di verdure) lo Scias'lyk (carne allo spiedo), le frittelle con il salmone e alcune pietanze a base di pesce (seccato, salato e affumicato) e di carne. 
Sarà un vero banchetto in pieno stile russo con musiche tradizionali e danze gipsy (un tempo infatti in Russia era usanza mangiare in compagnia dei gitani nei giorni di festa). 

MENU

Antipasti tipici russi 

Insalata di aringa (салат «Под шубой») 
Insalata russa (салат «Оливье») 
Crêpes con salmone (блинчики с семгой) 
Melanzane con panna acida e noci (баклажаны со сметаной и грецким орехом) 
Pane di segale (Бородинский хлеб) con lardo e cetriolini sottaceto

Primi piatti

Zuppa Borsch con rapa rossa («Борщ») 
Pel'meni, tortelloni ripieni di carne mista («Пельмени») 

Secondi

Grigliata di carne di maiale o pollo con insalata e patate fritte («Шашлык с латугой и картошкой фри») 

Dolci

Crêpes al miele, alla ciliegia o al papavero (блинчики в медом, вишней или маком) 
Torta millefoglie con crema (торт «Наполеон») 
Torta di Kiev meringa con cioccolato e arachidi (Киевский торт) – non inclusa nel prezzo del menu

Bevande incluse 

Vodka di Betulla (50ml) 
Vino rosso o bianco a scelta
Acqua
Caffè

La Siberia nel destino della Russia

La Siberia viene spesso associata alle terre sperdute, al clima severo e ai luoghi di deportazione. Chi conosce poco la Russia è portato a pensare che la Siberia sia una terra abbandonata, dove regnano il gelo e le bestie feroci. Ciò che colpisce della Siberia sono soprattutto le sconfinate dimensioni: occupa infatti ben due terzi della Russia e si estende dai monti Urali fino all'Oceano Pacifico. A Nord si affaccia sul Mare Glaciale Artico, mentre a Sud confina con il Kazakistan, la Mongolia e la Cina. È attraversata da otto fusi orari e ospita diverse aree naturali: il deserto artico, la tundra, la pianura, i boschi, le montagne, la steppa e la taiga. È percorsa da numerosi fiumi come l'Ob, il Jenissej e la Lena; il lago Bajkal ospita circa un quinto della fauna acquatica del nostro pianeta

La Siberia ha un clima continentale molto rigido. L'inverno dura circa 5-8 mesi l'anno e la temperatura a -40°, -50° è considerata normale. L'estate può essere molto calda: nella zona del lago Bajkal per esempio le giornate di sole sono più calde che a sud. Il nome "Siberia" deriva dal nome della capitale del paese dei Tartari Siberiani. La popolazione indigena è composta dalle tribù di Mongoli che nel XIV–XVI secolo si dedicavano alla caccia, alla pesca e all'allevamento di bestiame. 

Dall'XI secolo i Russi stabilirono rapporti commerciali con gli indigeni che risiedevano poco distanti dai monti Urali. I mercanti di Novgorod portarono nella Siberia Occidentale stoffe e strumenti di lavoro scambiandoli con delle pellicce, mentre alla fine del XVI secolo i mercanti e gli industriali russi cominciarono a costruire le fortezze lungo i fiumi Ob e Irtish. Per salvaguardare i loro possedimenti dagli assalti del Khan siberiano Kuchum assoldarono una formazione di Cosacchi di Ermak. Grazie alla compagnia di Ermak i Russi costruirono sulle terre conquistate dai Khan siberiani le prime città: Tjumén e Tobolsk. Nel 1639 raggiunsero il Mar Okhotsk a nord della Jacuzia, nella zona Est del continente Euro-Asiatico. Da allora in Siberia arrivarono altri flussi di immigrati, principalmente contadini e artigiani che scappavano dal giogo dei Bojardi per vivere liberamente. 
I russi portarono in Siberia la coltivazione della terra con l'aratro e l'allevamento di bestiame, insieme a forme di economia più moderne come il commercio e, più tardi, l'industria. La popolazione indigena della Siberia cominciò a coltivare gli ortaggi, allevare i cavalli e a fare apicoltura, imparando a vivere nelle izbà (case russe contadine) e a utilizzare i mobili. Importarono inoltre le slitte e i carri, oltre alle stoffe e stoviglie per la cucina. 

Oggi in Siberia vivono 25 milioni di abitanti di 50 diversi nazionalità, di cui 30 milioni appartengono alla popolazione indigena siberiana. Altre minoranze sono costituite da ucraini, bielorussi, tartari e moldavi, ma la nazionalità prevalente rimane quella russa. La popolazione della Siberia è aumentata dopo le scoperte di giacimenti di rame e argento, che hanno contribuito allo sviluppo economico del paese. L'estrazione di oro, petrolio e gas ha inoltre acquisito un'importanza sempre più rilevante. 

Dopo la rivoluzione la Siberia ha conosciuto un notevole sviluppo: lungo i fiumi sono state costruite centrali idro-elettriche per portare la luce alle industrie e scaldare le case, e sono state create nuove strade e nuove città con università e teatri. Oggi la Siberia è una regione economicamente autonoma. La scorta di petrolio e gas è talmente grande da assicurare una certa sicurezza alle popolazione russa. Il carbone, i diamanti della Jacuzia, il nichel di Norilsk e la grande estensione di boschi costituiscono l'inestimabile patrimonio della Siberia: l'estrazione di queste ricchezze tuttavia non è affatto facile a causa del gelo perenne, del ghiaccio, delle tormente di neve e della presenza di paludi, boschi molto fitti, monti difficilmente accessibili e fiumi con acqua alta anche in primavera. Ciò rende indispensabile non solo l'uso della tecnologia moderna più avanzata ma anche l'impiego di una notevole manodopera.

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Stereotipi russi - Parte 3

Stereotipi di genere: l'uomo russo

Oggi parliamo degli stereotipi di genere relativi agli uomini

In Russia l'uomo è considerato il capofamiglia. Il suo ruolo principale consiste nel portare i soldi a casa, inoltre deve essere forte e abile nei lavori manuali. Dovrebbe dedicarsi ai cosiddetti hobby "virili", come caccia e pesca, oppure occuparsi del suo garage e della sua macchina. I suoi hobby lo uniscono ad altri uomini, con i quali spesso si incontra per bere una birra insieme. Gli è consentito essere poco curato, con la barba incolta e spettinato, tanto che un detto popolare russo recita: "un uomo dovrebbe essere poco più bello di una scimmia". Può fare la doccia quando ne ha voglia e tralasciare l'utilizzo di deodorante: in Russia infatti un uomo che si prende troppo cura di se stesso viene considerato strano. L'uomo russo non deve essere emotivo, non dovrebbe né piangere né lamentarsi. Allo stesso tempo deve essere gentile con le donne, aprir loro le porte, aiutarle a portare le borse pesanti e pagare sempre al ristorante. 

Essere una donna in Russia è probabilmente più difficile che essere un uomo, ma gli stereotipi di genere rendono la vita difficile a entrambi i sessi. Gli uomini sono molto stressati, il che li porta spesso a bere e ad accumulare molto nervosismo, con conseguenze spesso negative per la salute; le donne invece cercano di conservare la propria giovinezza e di adeguarsi agli altri stereotipi che la società impone a tutte loro.

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L'uomo russo ideale: Gosha (interpretato da A. Batalov), protagonista del film "Mosca non crede alle lacrime", vincitore dell'Oscar nel 1981 come miglior film in lingua straniera.