La Siberia viene spesso associata alle terre sperdute, al clima severo e ai luoghi di deportazione. Chi conosce poco la Russia è portato a pensare che la Siberia sia una terra abbandonata, dove regnano il gelo e le bestie feroci. Ciò che colpisce della Siberia sono soprattutto le sconfinate dimensioni: occupa infatti ben due terzi della Russia e si estende dai monti Urali fino all'Oceano Pacifico. A Nord si affaccia sul Mare Glaciale Artico, mentre a Sud confina con il Kazakistan, la Mongolia e la Cina. È attraversata da otto fusi orari e ospita diverse aree naturali: il deserto artico, la tundra, la pianura, i boschi, le montagne, la steppa e la taiga. È percorsa da numerosi fiumi come l'Ob, il Jenissej e la Lena; il lago Bajkal ospita circa un quinto della fauna acquatica del nostro pianeta.
La Siberia ha un clima continentale molto rigido. L'inverno dura circa 5-8 mesi l'anno e la temperatura a -40°, -50° è considerata normale. L'estate può essere molto calda: nella zona del lago Bajkal per esempio le giornate di sole sono più calde che a sud. Il nome "Siberia" deriva dal nome della capitale del paese dei Tartari Siberiani. La popolazione indigena è composta dalle tribù di Mongoli che nel XIV–XVI secolo si dedicavano alla caccia, alla pesca e all'allevamento di bestiame.
Dall'XI secolo i Russi stabilirono rapporti commerciali con gli indigeni che risiedevano poco distanti dai monti Urali. I mercanti di Novgorod portarono nella Siberia Occidentale stoffe e strumenti di lavoro scambiandoli con delle pellicce, mentre alla fine del XVI secolo i mercanti e gli industriali russi cominciarono a costruire le fortezze lungo i fiumi Ob e Irtish. Per salvaguardare i loro possedimenti dagli assalti del Khan siberiano Kuchum assoldarono una formazione di Cosacchi di Ermak. Grazie alla compagnia di Ermak i Russi costruirono sulle terre conquistate dai Khan siberiani le prime città: Tjumén e Tobolsk. Nel 1639 raggiunsero il Mar Okhotsk a nord della Jacuzia, nella zona Est del continente Euro-Asiatico. Da allora in Siberia arrivarono altri flussi di immigrati, principalmente contadini e artigiani che scappavano dal giogo dei Bojardi per vivere liberamente.
I russi portarono in Siberia la coltivazione della terra con l'aratro e l'allevamento di bestiame, insieme a forme di economia più moderne come il commercio e, più tardi, l'industria. La popolazione indigena della Siberia cominciò a coltivare gli ortaggi, allevare i cavalli e a fare apicoltura, imparando a vivere nelle izbà (case russe contadine) e a utilizzare i mobili. Importarono inoltre le slitte e i carri, oltre alle stoffe e stoviglie per la cucina.
Oggi in Siberia vivono 25 milioni di abitanti di 50 diversi nazionalità, di cui 30 milioni appartengono alla popolazione indigena siberiana. Altre minoranze sono costituite da ucraini, bielorussi, tartari e moldavi, ma la nazionalità prevalente rimane quella russa. La popolazione della Siberia è aumentata dopo le scoperte di giacimenti di rame e argento, che hanno contribuito allo sviluppo economico del paese. L'estrazione di oro, petrolio e gas ha inoltre acquisito un'importanza sempre più rilevante.
Dopo la rivoluzione la Siberia ha conosciuto un notevole sviluppo: lungo i fiumi sono state costruite centrali idro-elettriche per portare la luce alle industrie e scaldare le case, e sono state create nuove strade e nuove città con università e teatri. Oggi la Siberia è una regione economicamente autonoma. La scorta di petrolio e gas è talmente grande da assicurare una certa sicurezza alle popolazione russa. Il carbone, i diamanti della Jacuzia, il nichel di Norilsk e la grande estensione di boschi costituiscono l'inestimabile patrimonio della Siberia: l'estrazione di queste ricchezze tuttavia non è affatto facile a causa del gelo perenne, del ghiaccio, delle tormente di neve e della presenza di paludi, boschi molto fitti, monti difficilmente accessibili e fiumi con acqua alta anche in primavera. Ciò rende indispensabile non solo l'uso della tecnologia moderna più avanzata ma anche l'impiego di una notevole manodopera.