In Russia si dice: "il riso e il pianto stanno nel medesimo sacco". L'umorismo infatti è considerato davvero di qualità quando è velato di tristezza: come diceva lo scrittore Nikolaj Gogol', bisogna "ridere fra le lacrime".
Le barzellette (in greco "anekdotos", brevi racconti divertenti non scritti) sono senza dubbio la forma di comunicazione più diffusa in Russia. Sono probabilmente il genere orale più usato, quello con cui si fa ironia, si deride, si scherza e si critica. Durante il periodo sovietico il genere si è sviluppato e ha raggiunto una certa popolarità: la barzelletta all'epoca era infatti considerata la vera voce del popolo.
Ai tempi dell’Unione Sovietica i russi amavano le barzellette di Chukchi (in russo «чукча»), un personaggio innocente e ingenuo originario del Polo Nord ignaro di come si vive nella Russia centrale. I protagonisti più popolari delle barzellette sono Lenin, Brežnev, Chruščëv e Gorbačëv, ma ci sono anche tantissimi film amati da molte generazioni come "Chapaev", "Stierlitz" e "Sherlock Holmes", alla base dei quali sono nate le barzellette di Vasilij Ivanovich Chapaev, un eroe grezzo e ignorante della guerra civile degli anni venti. Un altro personaggio molto amato è l'agente segreto sovietico infiltrato nelle file dei nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, che aveva la capacità di cavarsela nelle situazioni più disperate. E non dimentichiamo gli eroi dell'infanzia, dei libri per bambini o dei cartoni animati che sono diventati protagonisti di barzellette raccontate in tutto il paese: "Burattino", "Il coccodrillo Ghena" oppure "Il riccio nella nebbia".
Tramite le barzellette, gli eroi degli anni Venti come Lenin e Capaev sono diventati veicolo d'espressione di problemi di attualità e di satira sociale. Oggigiorno esiste inoltre un'ampia serie di barzellette dedicate ai cosiddetti "nuovi russi", («новые русские»), i nuovi ricchi che hanno fatto fortuna negli anni '90 grazie alla Perestrojka: viene presa in giro loro ignoranza, il loro modo di farfugliare e la loro voglia sfrenata di ricchezza.
Ma come si racconta una barzelletta russa? Sicuramente non si può dire una barzelletta su Lenin senza parlare con la erre moscia; è inoltre molto importante saper gesticolare e mimare, oltre ad avere l'abilità recitativa di un attore.
Una barzelletta molto popolare in Russia è quella scritta da Vasile Ernu nel suo libro "Nati in URSS":
"Su quante dita vive il cittadino sovietico?". "Il comunista vive su un dito (l'interprete deve mostrare il pollice rivolto verso l'alto con la mano chiusa, che significa "eccellente"), l'operaio vive su due dita (l'interprete stende l'indice e il medio in avanti, tenendo chiuse le altre dita e portando la stessa mano alla gola; è il modo per indicare una bevanda alcolica), il contadino vive su tre dita (l'interprete infila il pollice tra l'indice e il medio formando il simbolo del "fico", un'allusione alle feci), l'intellettuale vive su quattro dita (appoggia il medio e l'indice di una mano sulle due dita analoghe dell'altra mano incrociandole, formando così il simbolo della galera) e lo studente vive su cinque dita (e mostra la mano tesa, come il mendicante)".