La vita dello scrittore Nikolaj Gogol a Roma

Lo scrittore Nikolaj Gogol, nato in un piccolo paesino in Ucraina, non riuscì mai ad abituarsi al gelo russo, ai venti e le nebbie dell'Europa centrale: aspirava ad andare al sud, al caldo e al sole. 

Arrivò a Roma nel marzo del 1837 e in un primo momento alloggiò nella casa di Giovanni Massuchi in via S. Isidoro 17, di fronte alla Chiesa di S. Isidoro, vicino a Piazza Barberini. Dall'autunno del 1837 fino al 1842 visse in Via Sistina 126, oggi adibita a casa-museo dello scrittore, dove il suo ritratto è appeso con la didascalia "Qui visse Gogol". 

In una delle prime lettere italiane Gogol condivide le sue impressioni:

Quando sono venuto per la prima volta a Roma, mi sembrava una piccola cittadina. Ma col tempo la vedo sempre più grande, edifici enormi, le vedute più belle, il cielo migliore, e tanti dipinti, rovine e oggetti d’antiquariato che per guardarli non basta tutta la vita. Ci si innamora pian piano di Roma, ma una volta per tutta la vita.

Gogol ha una vera passione per l'Italia" scrive R. Giuliani, professore presso l'Università La Sapienza di Roma. “Lo spirito del popolo italiano per lui è un segno della sua vocazione storica". 

Ripeteva spesso e con enfasi: "...quando ho finalmente visto Roma la seconda volta, mi è sembrata più bella che mai. Mi sembrava che io avessi visto la mia patria, la patria della mia anima...! Dove ha vissuto il mio cuore ancora prima di me, prima che io nascessi." 

Gogol lavorò moltissimo a Roma; qui scrisse il primo volume delle "Anime morte" e "Il cappotto". 

Anime morte →
Il cappotto →

A Roma rielaborò inoltre i suoi capolavori "Taras Bulba" e "Ritratto" e scrisse la versione definitiva delle commedie "Matrimonio" e "Revisore". Nel 1841, poco dopo l’arrivo di Gogol, il critico letterario Belinskij scrisse: "(Qui in Italia Gogol) è diventato un poeta nazionale russo nel pieno significato di questa parola.

Bisogna ricordare che Roma ai tempi di Gogol non era come la conosciamo oggi. Era la città-arcadia, ricca di un'abbondante vegetazione. Città e paese, arte e natura, “che non conoscono il rumore della Storia." 

Quando Gogol venne a Roma, si era da poco conclusa la costruzione del Pincio e del suo parco; qui lo scrittore, che abitava proprio ai piedi del Pincio, amava passeggiare. 

Andava spesso anche a Piazza di Spagna, amava L'Osteria "Lepre" (che oggi non esiste più), dove spesso si riunivano gli artisti russi, e cenava di frequente presso un ristorante accanto al Pantheon. 

Durante la sua permanenza presso l’Hotel “La Russia”, scrisse: "Che cielo! Che giornate! Che aria! Guardo i paesaggi, ma non riesco mai a staccarmi da loro. Sento nella mia anima il cielo e il paradiso.

Visse a Roma dal 1837 al 1846, ritornando periodicamente in Russia. 

Molti scrittori russi hanno vissuto a Roma: Zhukovsky, Vjazemskij, Alexander Ivanov, Turgenev, Herzen, Dostoevskij. All'immagine di Roma si rivolgono nelle sue poesie anche Tiutchev, Fet, Gumilev, Mandel'stam, Brodsky. Spesso aristocratici, artisti e scrittori si riunivano a Palazzo Poli, casa della principessa Volkonskaya, e tra loro c’era anche Gogol, che apprezzava particolarmente l’ospitalità della principessa. Fu nel suo palazzo che lo scrittore lesse per la prima volta il suo “Revisore” e sempre qui incontrò e divenne amico dell’artista Aleksandr Ivanov, famoso per aver dipinto "L'apparizione di Cristo al popolo" esposto nella Galleria Tretyakov a Mosca. 

Il Soggiorno di Gogol in Italia coincise con uno dei migliori periodi per l’attività degli artisti russi che si trovavano a Roma. Benché la grande storia italiana, i suoi monumenti antichi, il clima mite e lo stile di vita del popolo avesse da sempre attratto filosofi e poeti, scrittori e artisti, i maestri russi vi arrivarono più tardi degli altri, soprattutto nella prima metà del XIX secolo. Gli artisti russi venuti dal freddo di San Pietroburgo e dall'Accademia delle Belle Arti, dove dominavano severi insegnanti, trovarono in Italia un’atmosfera serena e godevano di un’insolita libertà trascorrendo spesso il loro tempo nell’ozio più completo. Le borse di studio fornivano inoltre ai giovani una vita piuttosto comoda e agiata. 

A Roma, gli artisti e gli scrittori russi amavano riunirsi vicino Piazza di Spagna, nel vecchio Caffè Greco di via Condotti, una sorta di club dove artisti internazionali erano soliti incontrarsi e passare il loro tempo.  Qui venivano Goethe, Byron, Stendhal, Shelley, Hans Christian Anderson, Bizet, Gounod, Mickiewicz, Rossini, Berlioz, Mendelssohn, Liszt, Wagner e Toscanini. Oggi all'ingresso del caffè è appesa una targa con scritto "Storico Caffè Greco, fondato nel 1760. Preso sotto la protezione dello Stato come patrimonio nazionale." Sulla parete in fondo al caffè si può vedere un ritratto in miniatura di Nikolaj Gogol e un foglio, conservato sotto un vetro, sul quale Gogol scrisse una lettera al suo amico Pletnev il 17 marzo 1842: "Della Russia io posso scrivere solo a Roma, solo qui essa mi appare in tutta la sua grandezza.” 

Quando tornava nella fredda San Pietroburgo, Gogol sentiva la mancanza di Roma: "O Roma mia. Bella, mia meravigliosa Roma. Infelice colui che per due mesi viene staccato da te, è felice colui per chi questi due mesi sono passati sulla strada del ritorno da te.

Nel 2002 il famoso scultore russo Zurab Tsereteli ha eretto un monumento dedicato a Gogol ospitato nel parco di Villa Borghese, a Roma. Due anni prima, sempre a Villa Borghese, era stato eretto un monumento dedicato ad un altro grande poeta e scrittore russo: Alexander Puskin.